lunedì 17 dicembre 2007

NOVITA' DELLA FINANZIARIA IN MATERIA DI SANITA'


Ecco le principali misure dell'area sanitaria contenute in finanziaria

La Camera ha approvato sabato 15 dicembre i tre maxi emendamenti presentati dal Governo al Disegno di legge finanziaria 2008. Il testo passerà ora al Senato per l'approvazione definitiva. Ecco i principali provvedimenti per la sanità approvati dalla Camera:



  • Cresce il fondo per l'assistenza alle persone non autosufficienti. Sale a 400 milioni di euro la dotazione del fondo per la non autosufficienza per l'assistenza ai malati non autosufficienti e bisognosi di assistenza continuativa.

  • Più risorse per il vaccino contro il cancro alla cervice uterina. Aumentano i finanziamenti alle Regioni (+ 30 milioni di euro), per la rapida esecuzione della vaccinazione gratuita contro il virus HPV responsabile del cancro della cervice uterina. Questa nuova vaccinazione pubblica, la prima efficace contro il cancro, sarà garantita ogni anno a oltre 250 mila ragazze italiane.

  • Cure palliative, unità di risveglio dal coma, terapia intensiva e screening neonatali. Nell'ambito dei fondi per l'edilizia sanitaria e il potenziamento dei servizi, la finanziaria vincola 150 milioni di euro per la realizzazione di strutture residenziali e per l'assistenza domiciliare dedicate alle cure palliative, 100 milioni per il potenziamento delle “unità di risveglio dal coma”, 7 milioni per il potenziamento e la realizzazione di nuove unità di terapia intensiva neonatale, 3 milioni per gli screening neonatali per patologie metaboliche ereditarie.

  • Risarcimento danni da trasfusioni, vaccini e talidomide. Sono stati stanziati 180 milioni di euro annui a partire dal 2008 (che si aggiungo ai 100 già previsti per il 2007) per il risarcimento dei danni subiti a seguito di trasfusione, vaccinazioni e sindrome da talidomide.

  • L'assistenza sanitaria ai detenuti passa al Servizio sanitario nazionale. Tutte le funzioni sanitarie svolte dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e da quello della giustizia minorile del Ministero della Giustizia vengono trasferite al Ssn. Si completa così finalmente il riordino della medicina penitenziaria avviato con la legge 230 del 1999.

  • Nasce l'Autorità nazionale per la sicurezza alimentare. Il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, già istituito con decreto dei Ministeri della Salute e delle Politiche agricole nel luglio 2007, sale di rango e si trasforma in Autorità nazionale per la sicurezza alimentare. Essa opererà presso il Ministero della Salute ed avrà una sede referente a Foggia per la quale sono stati stanziati 6,5 milioni di euro per il triennio 2008/2010.

  • Stanziamento di 700.000 euro per potenziare la capacità di controllo e verifica della rete trapiantologia da parte dei Centri regionali per i trapianti.

  • Conferma dei contratti di lavoro a tempo determinato stipulati sulla base delle convenzioni della Croce Rossa Italiana.

venerdì 14 dicembre 2007

GIUSEPPE MARIANI (Verdi):FUORI TUTTI BAMBINI DALLE CARCERI

Segnaliamo questa iniziativa del Consigliere regionale del Lazio Mariani, condividendo lo spirito della proposta e vivendo in una realtà, quella di Como, dove all'interno del Carcere è attivo un nido.
Fidatevi! si tratta di un'esperienza forte.
F.V.

Ansa, 13 dicembre 2007

"Seicento libri della collezione della signora Rosa Pompilio, ultima nipote di Ennio Flaiano, sono stati consegnati al reparto femminile della casa circondariale di Rebibbia, grazie alla donazione di Giovanna Monoscalco. All’istituto penitenziario è stato regalato anche un televisore". Lo comunica in una nota Peppe Mariani, Consigliere regionale dei Verdi e Presidente della Commissione Lavoro della Regione Lazio.
"Mi auguro che questo sia l’ultimo natale trascorso in carcere dai piccoli figli delle detenute - spiega Mariani - Questi bambini non hanno colpe ma sono costretti a vivere una vita non adatta alle loro necessità, imprigionati assieme alle loro madri, fra le sbarre. Purtroppo - continua Mariani - come evidenziano ricerche a riguardo, questi bambini una volta cresciuti, rischiano cinque volte più di altri di entrare in circuiti illeciti.
Fuori immediatamente i bambini dalle carceri: questo è quanto mi sono prefisso di realizzare, con fermezza, determinazione e caparbietà assieme alla carovana degli invisibili che ha portato e vuole portare alla luce, molte realtà di malessere e marginalità". "La politica deve fare il possibile affinché questo scempio finisca - dice Mariani - Si tratta di applicare il disegno di legge Buemi per modificare la legge Finocchiaro che prevede un vincolo per il quale una mamma con alle spalle più di una condanna penale non può usufruire del rinvio della pena o degli arresti domiciliari.
Le statistiche evidenziano che la madre detenuta appartiene a una ceto sociale molto povero e per questo è immersa in situazioni di piccola criminalità. Le nuove povertà, fenomeni in forte aumento, coinvolgono sempre più donne costrette ad arrangiarsi. La politica procede lentamente, seppure esistono esempi di progetti pilota in alcune città per migliorare le condizioni dei piccoli, i bambini continuano a vivere dietro le sbarre".
"Utilizziamo i beni confiscati alla criminalità e mettiamoli a disposizione dell’infanzia e per realizzare case di pena a custodia attenuata in collaborazione con l’Amministrazione penitenziaria e con la magistratura di sorveglianza - dice Mariani - Oggi abbiamo permesso che bambini in difficoltà e sofferenza, come quelli del Reparto di Oncologia Pediatrica dell’Ospedale Umberto I, solidarizzino con i bambini di Rebibbia.
I piccoli dell’Umberto I, insieme all’Associazione Amici di Marco d’Andrea che opera come volontariato attivo nel reparto di Oncologia a supporto dei bimbi e dei loro genitori, dandoci un esempio di forte sensibilità hanno inviato dolcetti ai piccolini di Rebibbia affinché festeggino il Natale". "Questa solidarietà - conclude Mariani - rafforza il mio impegno che mi porterà ad utilizzare ogni mezzo istituzionale, compreso il Tribunale di Strasburgo, per far si che questa barbarie abbia termine e che questi bambini possano avere una vita normale e soprattutto libera come è nel loro diritto".

giovedì 6 dicembre 2007

CASSAZIONE:DIMISSIONI VOLONTARIE PER UNO SCATTO D'RA


In tempi di precarietà, appello ai lavoratori: occhio alle parole

Basta "me ne vado", lavoratore ha perso il posto
Dire al proprio datore in uno scatto d'ira "me ne vado ho trovato un altro lavoro" può far perdere il posto perchè equivale a presentare le dimissioni.

giovedì 29 novembre 2007

MERCATO DEL LAVORO, CHI SONO I 4 MILIONI DI ATIPICI?


Ricerca dell'Isfol: quanti co.co.co e co.co.pro in realtà fanno un lavoro subordinato?


Giovani ricercatori dell'Isfol l'hanno chiamata "Niente e' come sembra", come la canzone di Franco Battiato.
E' la ricerca, presentata oggi a Roma sul lavoro atipico in Italia, che indaga sulla distanza fra la 'forma' del lavoro (il contratto e le regole dell'assunzione) e la 'sostanza', ossia le reali condizioni di lavoro. Ne risulta un quadro in cui vengono descritti con precisione i contorni della cosiddetta flessibilita', e soprattutto gli aspetti di quel mondo ancora spesso sconosciuto, che si nasconde dietro la dicitura 'lavoro parasubordinato'.

Sono quasi 3,5 milioni (ovvero il 15,3% dell'occupazione) gli individui coinvolti in forme di lavoro atipiche.

Fra questi, oltre 1.827.000 sono dipendenti a termine, 347.000 apprendisti e 1.277.000 parasubordinati o meglio 'finti' autonomi (coloro che hanno la partita Iva, ma in realta' lavorano per un solo datore di lavoro, i co.co.co, i co.pro., i lavoratori a chiamata). A questa atipicita' 'base' va aggiunta, secondo alcuni analisti, la quota di part-time involontari (circa 580.000), pari al 2,6% dell'occupazione. In tutto, oltre 4 milioni di persone interessate in Italia dai lavori 'non standard', ossia diversi dal contratto di lavoro (full o part time volontario) a tempo indeterminato. I dati provengono dalla ricerca Isfol Plus, realizzata nella seconda meta' del 2006 su indirizzo della direzione generale Mercato del lavoro del ministero del Lavoro e con il contributo del Fondo sociale europeo, su un campione di oltre 40.000 individui. Lo studio propone nuovi indicatori del mercato del lavoro, capaci di far emergere sia la componente atipica dell'occupazione che l'uso improprio delle forme di impiego flessibili.
L'Isfol sottolinea che per descrivere il mercato del lavoro non basta illustrare le diverse tipologie contrattuali che lo compongono, perche' cosi' facendo non si tiene conto dei casi di 'falso positivo', ossia di chi formalmente appartiene a un aggregato lavorativo, ma sostanzialmente svolge un'attivita' in maniera difforme da quanto previsto dall'istituto contrattuale usato. Sono molteplici, infatti, i casi in cui la forma contrattuale e la natura effettiva dell'occupazione svolta non coincidono. Un caso emblematico e' quello dei finti collaboratori: sebbene formalmente siano da attribuire al lavoro autonomo, sovente svolgono mansioni ed erogano prestazioni sostanzialmente del tutto analoghe a quelle di un dipendente. Ma come si fa a capire quando i co.co.co., i co.pro., i collaboratori occasionali o le partite Iva vengono impiegati secondo modalita' lavorative tipicamente subordinate? Tra le caratteristiche di questi contratti, l'Isfol individua alcuni 'vincoli di subordinazione', che consentono la valutazione della natura subordinata del rapporto di lavoro. Ecco i dati: il contratto e' stato imposto al 65% dei co.co.co., al 55% delle collaborazioni occasionali, all'81% dei co.pro. e al 7% delle partite Iva. Il datore di lavoro esclusivo (la monocommittenza) riguarda quasi l'80% dei collaboratori, piu' della meta' delle partite Iva. La presenza e' un vincolo stringente per 6 co.co.co. su 10, mentre e' richiesto a 7 collaboratori occasionali o co.pro. su 10; anche 20 lavoratori a partita Iva ogni 100 devono attenersi a un orario giornaliero. L'80% dei collaboratori e quasi meta' delle partite Iva usano strumenti dell'azienda presso cui sono impiegati. Oltre il 60% dei co.co.co. e co.pro. ha gia' lavorato una volta con l'attuale committente, contro piu' del 50% dei collaboratori occasionali e oltre un terzo delle partite Iva.
Quanti, poi, vorrebbero diventare dipendenti a tempo indeterminato? Il 79% dei co.pro., il 73% dei co.co.co., il 58% dei collaboratori occasionali e il 24% delle partite Iva non vorrebbe rimanere nell'attuale forma contrattuale, ma ritiene piu' congrua un'occupazione dipendente permanente. Pertanto, attraverso la verifica della reale natura dell'occupazione, quando sono presenti 4, 5 o 6 fattori di subordinazione, si ritiene plausibile considerare questi autonomi come parasubordinati (pari a circa il 5,6%). Un altro esempio di possibile 'falso positivo' e' il caso del part-time, che potrebbe essere sia una condizione volontaria (e pertanto costituire uno strumento di conciliazione tra vita lavorativa e familiare) sia non volontaria (e come tale celare una condizione di sottooccupazione). Dall'indagine Isfol Plus, emerge al riguardo che solo il 50% degli uomini dichiara volontario il proprio part-time, incidenza che passa al 70% per le donne. A proposito di tipologie contrattuali, gli occupati con un contratto da dipendente a tempo indeterminato sono il 63% del totale degli occupati. Una quota che si riduce molto (quasi il 10% in meno), per i giovani. Il lavoro dipendente a tempo determinato ha una incidenza media poco al di sotto del 5%. Il Cfl, ovvero il contratto di formazione e lavoro, incide in media solo per lo 0,6%, l'apprendistato per poco piu' dell'1,5%, il contratto d'inserimento e' di poco sotto l'1%, cosi' come il lavoro interinale (presso agenzie di somministrazione). Il lavoro intermittente o a chiamata (la cui abrogazione e' prevista nel collegato alla Finanziaria sul welfare) registra un'incidenza dello 0,7%. Le collaborazioni coordinate e continuative incidono ancora per l'1,66% dell'occupazione, le collaborazioni occasionali per l'1,6 % degli occupati, i lavoratori a progetto per il 2,5%, gli imprenditori e titolari d'attivita' sono oltre il 10% degli occupati.
Il mondo delle partita Iva, i lavoratori in proprio, i professionisti, rappresenta il 7,2% dell'occupazione. Praticamente assente il ricorso al lavoro ripartito o job sharing, non sufficientemente presente da poter essere stimato, mentre i coadiuvanti familiari e gli stagisti, tirocinanti e praticanti e gli associati in partecipazione sono stimati nell'ordine di 6, 5 e 3 ogni 1.000 occupati. Ma tutta questa occupazione flessibile, si chiede l'Isfol, e' giustificata da esigenze produttive? Il 28% degli intervistati ritiene che l'attuale contratto a termine sia il preludio a un trasformazione in un contratto a tempo indeterminato e il 24% non ritiene ci siano motivazioni particolari. La restante meta' del campione indica come prevalenti le seguenti motivazioni: la stagionalita' dell'attivita' o i picchi di produzione (17%), il legame con una commessa o un progetto lavorativo specifico (11%), la sostituzione di personale (10%) e la necessita' di un periodo di pratica e specializzazione professionale (7%). Pertanto, conclude l'Isfol, appare alta la percezione di una forma contrattuale inopportuna rispetto alla mansione svolta e alle reali necessita' dell'azienda e oltre la meta' degli intervistati ritiene che la natura temporanea del proprio contratto non sia dettata da reali esigenze produttive.

martedì 27 novembre 2007

INDICATORI DI DISAGIO SOCIALE


Problemi della zona di residenza, accesso ad ASL, Pronto Soccorso, asilo nido e scuola materna.

Lo sviluppo dell’informazione statistica sui fenomeni della povertà e del disagio economico-sociale a livello regionale è uno degli obiettivi del progetto “Informazione statistica territoriale e settoriale per le politiche strutturali 2001-2008”, previsto da una convenzione stipulata tra Istat e Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e Coesione del Ministero dello Sviluppo Economico, e cofinanziato dai Fondi Strutturali Comunitari. Le risorse finanziarie destinate alle tematiche della povertà nell’ambito di tale convenzione, unitamente al finanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, consentono oggi all’Istat di diffondere alcuni indicatori di disagio che, nell’ambito della medesima convenzione, sono stati rilevati anche nel 2002 (Statistica in Breve “La povertà e l’esclusione sociale nelle regioni italiane”del 17 dicembre 2003).Nella presente nota, gli indicatori relativi alla zona di residenza e all’accesso ai servizi sanitari sono analizzati anche rispetto alla condizione economica delle famiglie misurata in termini strettamente monetari (povertà relativa).

Istat Statistiche in breve

Periodo di riferimento: Anno 2006

Diffuso il: 26 novembre 2007

giovedì 22 novembre 2007

NASCE LA FEDERAZIONE LOMBARDA MALATTIE RARE (FLMR)

Presidente Flavio Bertoglio, riunisce per il momento cinque associazioni impegnate nella lotta alle malattie rare: AIG, AIMPS, AISAC, ABM, RPItalia. Sabato la presentazione

Sono tante, piccole e spesso isolate: stiamo parlando dello oltre 500 Associazioni di “malati rari” a livello nazionale e delle circa 100 a livello della sola regione Lombardia che quotidianamente lottano per cercare di far sentire la propria voce. Ma da oggi in Lombardia c'è la Federazione Lombarda Malattie Rare (FLMR): un organismo “super partes” che riunisce l'esperienza di cinque Associazioni di Pazienti e che si propone come portavoce unico delle problematiche legate a queste malattie nonché come efficace strumento per dare forza ai diritti dei malati.
Grazie alla collaborazione e allo sforzo di tutti i soci fondatori, la neonata Federazione sarà in grado di esercitare un maggior impatto sulle Istituzioni Sanitarie regionali, stabilendo un contatto diretto e costruttivo con la Regione Lombardia, per garantire la tutela e la difesa dei più deboli e migliorare tutto ciò che ostacola l'attività delle singole associazioni.
“Fino ad oggi, nella nostra Regione, le singole associazioni si muovevano autonomamente - ha commentato il Presidente Federazione Lombarda Malattie Rare, Flavio Bertoglio - ora, grazie alla Federazione, aumentano significativamente le possibilità di fare sentire la nostra voce anche a livello politico, con effetti positivi per le associazioni e, naturalmente, per pazienti e famigliari”.
Attualmente la Federazione riunisce:l'Associazione Italiana Glicogenosi Onlus (A.I.G.), l'Associazione Italiana Mucopolisaccaridosi e Malattie Affini Onlus (A.I.MPS), l'Associazione per la tutela del Bambino con Malattie Metaboliche Onlus (ABM), l'Associazione per l'informazione e lo studio dell'Acondroplasia Onlus (A.I.Sa.C) e l'Associazione RP Italia-sezione Lombarda Onlus (RP Italia), ma rimane importante la ricerca di nuove adesioni per far sì che la voce della Federazione sia sempre più forte, rappresentativa e concreta.
Per farsi conoscere alle associazioni di Malattie Rare la FLMR ha organizzato un incontro patrocinato dall'Assessorato alla Sanità Regione Lombardia che si terrà sabato 24 novembre alle ore 10 a Milano presso l'Auditorium Salesiani di via M. Gioia 48. Interverranno all'incontro: G. Baraldo - Direzione Generale Sanità, qualità e integrazione - Regione Lombardia e E. Daina - Centro Coordinamento Regionale Malattie Rare - Istituto Mario Negri

giovedì 15 novembre 2007

TEST ANTIDROGA OBBLIGATORI PER CONDUCENTI: INTESA PUBBLICATA IN Gazzetta Ufficiale

E' stata pubblicato in Gazzetta Ufficiale l'intesa della conferenza unificata Stato Regioni che rende obbligatori i test antidroga ai lavoratori del settore dei trasporti, conducenti di autobus, treni, navi, piloti di aerei, controllori di volo, addetti alla guida di macchine di movimentazione terra e merci,ecc, o per quanti si trovano a maneggiare sostanze pericolose come gas tossici, esplosivi e fuochi d'artificio.La Conferenza Unificata ha ratificato l'intesa lo scorso 30 ottobre. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (il 15 novembre) entro 90 giorni dovranno essere emanate le norme sulle procedure dei test (compresa la garanzia di privacy).Ma nel frattempo i datori di lavoro, di fronte al dubbio che un proprio dipendente possa usare droghe, possono gia' rivolgersi da ora ad un medico competente (quelli per la sicurezza sul lavoro) e chiedere un controllo sulla base di quanto previsto dal Dm 186 del 1990.Previsto l'arresto da due a quattro mesi o un ammenda fino a quasi 26 mila euro per il datore di lavoro che non rimuove il lavoratore dalle mansioni pericolose in caso di accertata tossicodipendenza. Il lavoratore che rifiuta il controllo rischia l'arresto fino a 15 giorni e l'ammenda da 103 euro fino a 309 oltre al licenziamento I controlli, i cui costi sono a carico del datore di lavoro, prevedono visite mediche ed esami di laboratorio. L'obiettivo e' quello prevenire gli infortuni e degli incidenti, sospendendo il lavoratore che risulta positivo ai test, ma anche favorire il recupero della tossicodipendenza, avviandolo verso programmi di riabilitazione, dopo i quali potra' tornare alle sue mansioni.L'intesa non prevede il licenziamento se si accetta il percorso di riabilitazione. Qualora sia accertato un uso solo occasionale, il medico competente puo' riconsiderare l'inidoneita' del lavoratore, dopo parere favorevole in tal senso del Sert, ma saranno previsti ulteriori controlli.E' prevista anche la possibilita' per il lavoratore di essere adibito a mansioni diverse. Per la natura sperimentale dell'accordo stesso e' stato opportunamente previsto che sulla base delle esperienze acquisite e dell'evoluzione delle conoscenze scientifiche le disposizioni possano essere aggiornate.

martedì 13 novembre 2007

INPS: LA MATERNITA' PER LE LAVORATRICI A PROGETTO


L’INPS, con messaggio n. 27090 del 9 novembre 2007, ha affermato che l’aliquota ulteriore da versare alla gestione separata a seguito dell’emanazione del decreto ministeriale che ha riconosciuto l’indennità di maternità alle lavoratrici con collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, alle lavoratrici associate in un contratto di associazione in partecipazione, alle libere professioniste iscritte alla gestione separata, decorre dal 7 novembre 2007. Essa è pari allo 0,22%. Il termine ultimo per il versamento è fissato “entro il giorno 16 del terzo mese successivo all’emanazione del presente messaggio”. Ciò significa che il versamento sui compensi corrisposti dal 7 novembre a tutto gennaio 2008, può essere effettuato entro il 16 febbraio 2008, senza alcun aggravio di somme aggiuntive.

INAIL: RIVALUTAZIONE DELL'ASSEGNO DI INCOLLOCABILITA'


L'INAIL, con circolare n. 46 dell'8 novembre 2007, ha rivalutato l'assegno mensile di incollocabilità.
L'importo è stato determinato in relazione alla variazione dell' indice ISTAT dei prezzi al consumo intervenuta tra il 2005 e il 2006 pari al 2 %, ed è fissato nella misura di Euro 222,66. Alle operazioni di conguaglio provvederà direttamente la Direzione Centrale Servizi Informativi e Telecomunicazioni, con il pagamento del rateo di gennaio 2008.

domenica 11 novembre 2007

DROGA,CRESCE L'ETA' DEI CONSUMATORI E E' 'BOOM' DELLA COCAINA


La stragrande maggioranza, ben l'86,6%, è di sesso maschile
E' quanto emerge dal rapporto annuale sull'attività dei Sert per il 2006, redatto dal ministero della Salute. L'utente 'tipo' ha più di 39 anni (27,5%), quasi dimezzati, rispetto al passato, i minorenni (2,7%). Si abbassa l'età delle prime esperienze: i minori di 15 anni passati dallo 0,1% del 1991 allo 0,2% del 2006. L'eroina resta lo stupefacente più diffuso (71,3%)




I consumatori di droga italiani sembrano invecchiare progressivamente. Questo stando almeno ai dati sull'attività dei 544 Sert, i servizi pubblici per le tossicodipendenze del Ssn, operanti nelle diverse regioni dello stivale. Mentre diminuiscono i consumatori di eroina che si rivolgono a queste strutture - rileva il rapporto annuale sull'attività dei Sert per il 2006 redatto dal ministero della Salute - aumentano quelli che finiscono al Sert per consumo di cocaina, con crescite a due cifre. Sono ben 171.323 le persone che lo scorso anno si sono rivolte a queste strutture. I nuovi utenti del 2006 rappresentano il 20,9% (pari a 35.766 assistiti), mentre il 79,1% è costituito da persone rientrati o già in carico dagli anni precedenti.


Dal primo anno di rilevazione, il 1991, l'identikit dell'utente dei Sert è molto cambiato, sia per l'età sia per il tipo di sostanza stupefacente per la quale si è rivolto a questa struttura.


Se nel '91 la classe di età più ampia degli utenti, pari al 37,1% del totale, era compresa tra i 25 e i 29 anni, quindici anni dopo, nel 2006, la classe di età più numerosa, con il 27,5%, è diventata quella dei maggiori di 39 anni che nel 1991 rappresentavano appena il 2,8% degli assistiti dai Sert.


Quasi dimezzati, invece, i minorenni che rappresentavano il 4,8% del totale nel 1991, e solo il 2,7% nel 2006. Da segnalare tuttavia che tra i minorenni si è registrato un abbassamento dell'età delle prime esperienze di consumo, in particolare di cannabis.


I minori di quindici anni sono infatti passati dallo 0,1% del totale degli utenti dei Sert del 1991, allo 0,2% del 2006. "Questo dato, in ogni caso - scrive il ministero della Salute in una nota - non modifica il profilo anagrafico dell'utente ''tipo'' dei Sert che ormai è in forte prevalenza di età superiore ai 39 anni.

Per quanto riguarda le sostanze stupefacenti per le quali ci si è rivolti o si è stati segnalati dalle Prefetture ai Sert, l'eroina resta la droga più presente con il 71,3% degli utenti in carico.

Al secondo posto la cocaina con il 14%, e al terzo la cannabis con il 9,6%.

Da notare che nel 1991 l'eroina rappresentava il 90,1% dei casi e la cocaina solamente l'1,3%.

La cannabis resta invece stabile negli ultimi cinque anni su percentuali di segnalazione costanti attorno al 10%.

Nessun cambiamento di rilievo, invece, nel sesso dell'utente del Sert. La stragrande maggioranza, ben l'86,6% degli assistiti, è di sesso maschile.

Da sottolineare, infine, che i Sert assistono l'82,7% degli utenti di servizi di recupero per le tossicodipendenze, mentre il 10,3% è assistito dai servizi all'interno delle carceri e il 7% dai servizi del privato sociale.

venerdì 9 novembre 2007

FERRERO: SETTIMANA PROSSIMA IL DDL SULLA NON AUTOSUFFICIENZA


Sarà un collegato alla Finanziaria. Una volta approvato, il governo avrà' 9 mesi per emanare i decreti attuativi.

Il disegno di legge sulla non autosufficienza ci sarà già settimana prossima.
Lo ha detto ieri il Ministro Ferrero intervenendo al convegno Diversificazione sociale e strategie di welfare, organizzato a Roma dalla 'Rivista delle politiche sociali.«È del tutto ovvio - ha detto - che mancano politiche sociali e da qualsiasi punto si parte va bene».
A tal proposito ha annunciato che già la prossima settimana dovrebbe essere varato il disegno di legge delega su non autosufficienti, «una pietra miliare» nella storia dei diritti soggettivi. Tuttavia ha già precisato che «c'è un problema di risorse non risolto e ci sarà battaglia politica».
Il ddl delega affronterà anche il nodo, sottolineato dal Ministro Bindi nel suo intervento al congresso, sui congedi parentali, rivedendo la legge 53/2000.
La Bindi ha sottolineato la necessità che venga allargata la platea di chi può usufruire di tale congedo, cui deve essere aggiunta una maggiore flessibilità sui tempi di fruizione, perché, ha fatto notare il Ministro, un padre può essere più interessato a prendere il congedo quando il figlio non è piccolo, ma adolescente.
Il ddl, spiega Superabile, dovrebbe essere un collegato alla Finanziaria e prevedere una copertura finanziaria di 400 milioni previsti nella Finanziaria 2008, 1 miliardo di euro per il 2009 e 1 miliardo e mezzo per il 2010.
I paletti?
Fissare livelli essenziali di assistenza per la non autosufficienza;
incentivare l'assistenza domiciliare;
creare strutture di monitoraggio composte anche dai Sindacati e dalle associazioni dei pazienti per valutare i servizi.

giovedì 8 novembre 2007

MOBBING: COMMETTE ABUSO D'UFFICIO IL SINDACO CHE DEMANSIONA UN DIPENDENTE


Linea dura della Cassazione sul mobbing: rischia una condanna per abuso d'ufficio il Sindaco che, incurante della professionalità raggiunta da un dipendente, lo assegna a mansioni inferiori. Non solo. Deve risarcire anche il danno.
Sentenza n. 40891 del 7 novembre 2007

LECCO: ECCO I DETENUTI CHE PROMUOVONO IL TURISMO MONTANO

Quando vi godrete la neve della Val Brembana, divorando le piste col vento tra i capelli, davanti avrete le Torcole, ma nel cuore vi converrà ringraziare il Monte Barro: è grazie a un progetto sperimentale del Parco di Galbiate che avverrà, infatti, il ripristino degli impianti sciistici dei Comuni di Foppolo e Valleve.
"È in itinere la convenzione - conferma il Monte Barro - per un primo intervento di eccellenza finalizzato al ripristino di aree degradate tra i 1.500 ed i 2.000 metri di quota". Il Parco interviene col proprio "Centro Flora", riconosciuto a livello regionale: produce le essenze arboree da mettere poi a dimora sui versanti dove si sono verificati - per restare allo specifico caso - fenomeni di instabilità tali da pregiudicare la qualità e la sicurezza.
La flora interviene in modo naturale, consolidando il terreno con le proprie radici e rivestendo le ferite aperte sui versanti dagli smottamenti.
Il Parco del Barro guarda ai monti e anche a valle spaziando coi propri singolari programmi dallo sport alla promozione umana e al reinserimento sociale: un altro originale progetto al quale sta continuando a lavorare interessa i penitenziari.
Escono dalle mani dei carcerati i gadget del Parco, che possono essere acquistati presso il centro visitatori, e già sono stati forniti - sempre dai detenuti - alcuni degli arredi di Villa Bertarelli, nuova sede del consorzio.
Il Parco di Galbiate è l’unico Ente del lecchese a essere stato prescelto dalla Regione per collaborare con le carceri nell’ambito di un progetto grazie al quale i detenuti trovano sbocchi lavorativi.
Il Monte Barro è stato coinvolto per produzioni che possano rientrare tra le attività intra-murarie delle case circondariali, promosse per contenere il disagio sociale della reclusione.
In queste e altre attività analoghe intervengono anche altre persone svantaggiate, come ex carcerati e soggetti affidati ai servizi sociali, per trovare dignitose opportunità di formazione e lavoro.
dalla rassegna stampa di Ristretti www.ristretti.it

CONTRASSEGNO INVALIDI PER LA CIRCOLAZIONE E LA SOSTA



Chi può usufruire del Contrassegno per la sosta degli invalidi?
Come e dove richiederlo?
sono solo due delle domande più ricorrenti legate a questo fondamentale strumento.
Pertanto riportiamo di seguito, convinti della necessità di fare chiarezza in merito, una nota forniaci dallo Sportello Disabili e la relativa circolare regionale che amplia il Diritto a chi sia in possesso del codice 06 sul verbale ASL.

Beneficiari
Persone con verbale di invalidità rilasciato dalla ASL di competenza (Commissione Sanitaria di Prima Istanza) esclusivamente con codici
- 05
- 06 (nuova circolare del 25.06.2004 Prot. H1.2004.0036432)
- 08
- 09
- o certificato di deambulazione sensibilmente ridotta rilasciato dalla ASL di competenza (Medicina legale)


Permette di:
Sostare gratuitamente nelle aree destinate appositamente alle persone disabili e nei posteggi pubblici a pagamento
Circolare nelle zone a traffico limitato e nelle aree pedonali ove sia autorizzato l’accesso ad almeno una categoria di veicoli preposti a servizi di pubblica utilità
Circolare liberamente nelle corsie riservate ai taxi
Sostare gratuitamente nelle aree riservate ai residenti


Si richiede:
Al Sindaco del proprio Comune di appartenenza.
A Milano: Settore Attuazione Mobilità e Trasporti - Servizio Parcheggi e Sosta via Beccaria 19 Tel. 02.884.68324 - Orari: dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00

Documenti necessari per il rilascio del contrassegno:
- Certificato di deambulazione sensibilmente ridotta rilasciato dalla ASL o copia del verbale di invalidità con codici 05,06,08,09
- Documento di identità del richiedente e, nel caso, della persona delegata (delega in carta semplice)
- N. 1 fotografia recente, formato tessera
- Eventuale contrassegno in scadenza
- € 1,00 per le spese di emissione

Scadenza:
Se l’invalidità è permanente dura 5 anni, se temporanea è pari al periodo di invalidità attestata dalla certificazione della ASL di appartenenza.

Rinnovo:
Certificato del medico di base attestante le immutate condizioni o copia del verbale di invalidità rilasciato dalla ASL di competenza, esclusivamente con codici 05,06,08,09.


Il contrassegno approvato dal “Regolamento al Codice della Strada” è riconosciuto in tutto il territorio italiano.
Si riporta inolttre e per completezza di informazioni la circolare applicativa regionale.

venerdì 2 novembre 2007

AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO: SERVE L'AVVOCATO PER OTTENERLO?


La Legge 6/2004 ha istituito la figura dell'Amministratore di Sostegno per garantire le persone totalmente o parzialmente non auto sufficienti, riteniamo il provvedimento importante perché apre uno scenario nuovo rispetto alla tutela.

Riportiamo a seguire un autorevole parere riferito alla necessità di ricorrere all'assistenza legale al momento della richiesta al Giudice Tutelare.

E' un’istituzione molto apprezzata ma di difficile applicazione.

Salvatore Nocera, giurista e collaboratore di Superabile.it, cerca di sbrogliare almeno un filo della matassa: è necessario l’intervento di un avvocato per riuscire ad ottenere l’istituto dell’amministratore di sostegno? Ecco le sue osservazioni...


ROMA - La Corte Costituzionale, con l'ordinanza n. 128 depositata il 19 aprile 2007, ha rigettato la richiesta di declaratoria di incostituzionalità della legge n.6/04 sull'Amministratore di sostegno, nella parte in cui non prevede obbligatoriamente la presenza di un avvocato a difesa dei diritti fondamentali del beneficiario, avanzata dal giudice tutelare del Tribunale di Venezia, sezione di Chioggia. La questione sollevata dal giudice tutelare era assai interessante e penetrante: il giudice sosteneva che la mancata previsione dell'obbligatoria assistenza di un avvocato rendeva incostituzionali la legge per contrasto con gli art 2, 3 e 24 della Costituzione. I rilievi erano molto pertinenti. Infatti il giudice sosteneva che se è vero che il provvedimento di nomina dell'amministratore di sostegno potrebbe talora spogliare il beneficiario del potere di compiere tutti gli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione, attribuendolo all'amministratore di sostegno, allora in tali casi verrebbe meno il diritto di difesa del beneficiario circa la riduzione sostanziale della sua sfera di libertà. Quindi la mancata previsione di una presenza obbligatoria di un difensore legale contrasterebbe con l'articolo 2 della Costituzione che riconosce i diritti fondamentali della persona. Inoltre questa mancata previsione renderebbe incostituzionale la legge con riguardo all'articolo 3 della Costituzione, diritto di eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, e all'articolo 24, irrinunciabile diritto di difesa in giudizio. In parole povere, il giudice tutelare riteneva che la legge n. 6/04, per troppo volere agevolare il beneficiario, in sostanza verrebbe a danneggiarlo, privandolo di quelle garanzie costituzionali previste per tutti durante i procedimenti giurisdizionali. La Corte Costituzionale ha rigettato la richiesta, non perché l'abbia ritenuta infondata, ma perché l'ha ritenuta non sufficientemente motivata. Infatti la Corte fa presente che su questo punto si è già pronunciata la Cassazione con la sentenza n.25366/06 che ha distinto tra quegli atti, la cui privazione riduce la sfera di libertà del beneficiario e che quindi richiedono l'assistenza di un avvocato (ad es. il divieto di alienazione di beni, l'assunzione d'ipoteche) e quegli atti meno importanti la cui privazione, non riducendo la sfera di libertà del beneficiario, non richiedono la presenza di un difensore legale (ad es. la riscossione della pensione, il pagamento delle bollette telefoniche ). Secondo la Corte Costituzionale il giudice tutelare non ha effettuato questa distinzione, chiedendo la dichiarazione di incostituzionalità della legge con riguardo a tutti gli atti che vengono vietati al beneficiario, poiché attribuiti all'Amministratore di sostegno. Posta la questione in termini così generali, secondo la Corte la richiesta è da considerarsi inammissibile. Ciò comporta alcune conseguenze: per il momento, non essendovi una pronuncia di incostituzionalità, rimarrà la disparità fra quei giudici che richiedono e quelli che non richiedono la presenza obbligatoria di un difensore legale. In secondo luogo, trattandosi di una sentenza che rigetta la richiesta di incostituzionalità, la stessa, riformulata con le precisazioni della Corte Costituzionale, può essere sempre ripresentata, probabilmente con esito positivo, specie sulla base delle indicazioni della Cassazione. In terzo luogo, ciò significa che se si vuole evitare il ricorso all'interdizione ed all'inabilitazione, occorre modificare la stessa legge n. 6/07 ed abrogare i due istituti sopra detti, come da tempo chiede il professor Paolo Cendon, autore della legge sull'Amministratore di sostegno. Però, fermi restando i rilievi della Cassazione, nei casi più gravi, sembra difficile escludere la presenza obbligatoria di un difensore legale; e ciò renderà più costose quelle pratiche. Sarà opportuno conoscere in merito il parere del professor Cendon, che è stato l'autore di questa importante legge.

lunedì 29 ottobre 2007

FEDERSERD DENUNCIA UNA TENDENZA PREOCCUPANTE

FeDerSerD, la Federazione degli operatori pubblici per le dipendenze, riunita in questi giorni a congresso a Sorrento, denuncia un sempre crescente ricorso ad interventi chirurgici per la ricostruzione del setto nasale.
Questa prassi deve essere ricondotta al dilagante abuso di cocaina; la sostanza provoca danni rilevanti ed oggettivi problemi di respirazione - dice Claudio Leonardi, coordinatore del Comitato scientifico della FeDerSerD, per il recupero dei quali la chirurgia rappresenta un'efficace percorso di cura.
E' necessario riflettere sul fatto, preoccupante, che questo intervento, ritenuto di recupero funzionale, è garantito gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale. Sono in aumento le liste d'attesa per sottoporsi senza alcuna spesa all'intervento che ha un costo stimabile attorno ai diecimila euro.
Gli operatori segnalano inoltre un sensibile aumento dell'uso della Cocaina, ma dato ancora più preoccupante, tra i consumatori più giovani le donne risultano in sensibile aumento.

martedì 23 ottobre 2007

EMILIA ROMAGNA, STANZIATI 32 MILIONI PER L'AFFITTO



Sembra significativo riportare l'esperienza emiliana, con l'auspicio che il tema della casa, ormai da considerarsi una vera e propria emergenza, venga affrontato con la giusta determenazione a tutti i livelli poltici ed amministrativi.

Al fondo regionale, rivolto alle famiglie disagiate, si aggiungerà nei prossimi giorni il contributo dei Comuni, previsto per circa 10 milioni di euro.

Oltre 32 milioni di euro per il sostegno all'affitto delle famiglie economicamente disagiate, che in Emilia Romagna continuano a crescere attestandosi attorno ai 50mila nuclei. A tanto ammonta il contributo per sostenere il pagamento del canone alle famiglie che vivono in un alloggio preso in affitto sul mercato.
Le risorse del Fondo nazionale per l'affitto saranno ripartite tra i Comuni emiliano romagnoli che a loro volta le erogheranno, in base ad una apposita graduatoria, ai cittadini che ne hanno fatto richiesta. Le risorse complessivamente messe a disposizione ammontano a 32.854.196 euro, dei quali tre milioni provenienti dal bilancio della Regione ed i quasi restanti trenta milioni trasferiti dallo Stato.
Con i circa 10 milioni che si prevede saranno aggiunti dai Comuni, la cifra complessiva che sara' erogata alle 48.167 famiglie che sono risultate idonee a ricevere il contributo si attestera' su circa 42,5 milioni di euro. Del numero totale delle famiglie, 29.323 appartengono alla fascia piu' povera (due anni fa nel 2005 erano 26.863), la cosiddetta 'fascia A' ovvero quelle cioe' che hanno un valore Ise non superiore a 11.340 euro ed un'incidenza del canone pagato sull'Ise non inferiore al 14%. Mentre i restanti 18.844 beneficiari (erano 17.881 nel 2005) sono composti da nuclei familiari (fascia B) con Ise compreso tra 11.340,01 e 30.000 euro, Isee non superiore a 15.000 euro e incidenza del canone sull'Ise non inferiore al 24%. Il fabbisogno complessivo delle richieste si attesta attorno a 118 milioni.
"Il fondo per l'affitto si conferma uno strumento in grado di fornire un aiuto ad un elevato di famiglie che vivono in affitto a canone di mercato. Pero' - spiegano all'Assessorato regionale alle politiche abitative - questo non e' piu' sufficiente a fronteggiare con adeguatezza il disagio abitativo di origine economica. Fenomeno che riguarda un numero sempre piu' elevato di famiglie. Affinche' il fondo possa svolgere efficacemente il proprio compito occorrono al contempo risorse finanziarie adeguate e politiche nuove che tengono conto dei cambiamenti socio economico intervenuti".
Sul tema delle nuove politiche abitative il prossimo 6 novembre a Bologna - all'interno del salone della Comunicazione pubblica - si svolgera' l'incontro 'Casa, l'edilizia sociale in Emilia Romagna. Lo stato dell'arte' finalizzato a valutare linee di intervento e nuove opportunita' sul problema casa. Inoltre, nelle prossime settimane la Regione Emilia Romagna, insieme ai Comuni che cofinanziano il Fondo, alle Province e ai sindacati degli inquilini, approfondira' i criteri di selezione delle famiglie da ammettere a contributo per mantenere efficace lo strumento

ROMA, FEDERCONSUMATORI CHIEDE CONTROLLI ANTI DROGA NEGLI OSPEDALI


"Che fine ha fatto il progetto della Ministra Turco sui controlli antidroga per gli operatori sanitari, medici e paramedici, del servizio pubblico?". Se lo chiede Nicoletta Marietti, vicepresidente di Federconsumatori Roma dopo il caso di spaccio di droga all'ospedale Grassi di Ostia. "Per questi servizi e' urgente una normativa che consenta, anche in accordo con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, analisi senza preavviso sul personale a cui e' affidata la vita delle persone per verificare l'assunzione di sostanze stupefacenti e il tasso alcolico".Analisi sulle acque e sull'aria romana, ricorda la Marietti, hanno mostrato alcuni mesi fa rilevanti concentrazioni di sostanze stupefacenti.

venerdì 19 ottobre 2007

GIUSTIZIA CGIL: CHIEDIAMO UN "PIANO MARSHALL" PER LE CARCERI (di M.Beschi e F.Rossetti F.P. CGIL)


Le carceri sono indebitate per circa 200 milioni di euro con costi enormi di gestione ed investimenti risibili per le attività di osservazione, trattamento e risocializzazione. Perché fra un anno non si renda definitivamente vano il ricorso all’indulto, l’unica strada è quella definita nel programma, non certamente quella del pacchetto sicurezza "Amato" prefigura.
"Il numero dei detenuti cresce mediamente di mille unità al mese, per cui tra un anno e mezzo, se non accadrà qualche fatto nuovo torneremo alla situazione di prima dell’indulto"; a queste semplici dichiarazioni del Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Dr. Ferrara occorre saper dare un’immediata risposta.
Risposta che non può ovviamente essere quella che il Guardasigilli si è affrettato a dare, la tesi per la quale senza "l’applicazione di quel provvedimento ci troveremo a quota 78 mila, quindi in una situazione devastante" per un sistema carcerario che non regge più.
Non che non sia giusto ricordare al Paese, alla Politica, al Parlamento la gravissima situazione in cui versavano le nostre carceri dopo la disastrosa gestione Castelli, ma è proprio da quella esperienza che bisogna saper uscire con un vero, organico, credibile piano "Marshall" sulla giustizia, penale e civile.
Il Ministro leghista riconsegnò al Paese più di nove milioni di cause pendenti, più della metà delle quali penali, tempi per i processi che mediamente si attestavano in 100 mesi, fra il delitto e l’appello; l’80% dei reati denunciati che rimanevano senza responsabilità accertate.
Il numero delle persone prese in carico dal sistema penale, prima dell’indulto, è cresciuto di sei volte: dai 35.000 del 1990 ai circa 200.000 del luglio 2006 (62.000 detenuti, 57.000 in misure alternative al carcere, 80.000 condannati in attesa del provvedimento esecutivo).
Le carceri sono indebitate per circa 200 milioni di euro con costi enormi di gestione ed investimenti assolutamente risibili per le attività di osservazione, trattamento e risocializzazione; al luglio 2006 il costo medio del detenuto era di circa 130 euro al giorno, di cui, più o meno, solo 15 euro spesi per "garantire" l’assolvimento del mandato che la Costituzione affida alla pena, la rieducazione.
La situazione, al netto degli effetti deflativi che il provvedimento di indulto ha comunque offerto al sistema carcerario, è rimasta la stessa, anzi, per ciò che attiene l’arretrato giudiziario, il provvedimento di indulto ha ingolfato ancora di più il sistema.
E allora che fare? Semplicemente applicare il programma dell’Unione sulla Giustizia e sulle carceri: riformare il codice penale - la Commissione "Pisapia" ha terminato i suoi lavori. A quando la formale presentazione dell’ipotesi di riforma e l’assunzione del necessario ddl da parte del Governo?; cancellare le cd. leggi vergogna del Governo Berlusconi visto che sono ancora intonse le leggi sulla recidiva (ex Cirielli), quella sull’immigrazione (Bossi-Fini), e quella sulle droghe (Fini-Giovanardi). La cosa inconcepibile è che non sembra enormemente complesso comprendere come queste leggi concorrano in maniera determinante al progressivo aumento della popolazione detenuta, caratterizzandola, sempre più, per la sua marginalità sociale; introdurre sanzioni penali diverse dal carcere per i reati di lieve entità e di minor allarme sociale; ricapitalizzare il sistema carcerario adeguandolo agli standard definiti dal regolamento penitenziario del 2000, mai applicato; valorizzare le professionalità penitenziarie evidenziando sempre più le caratteristiche sociali dell’intervento penale, in termini di reinserimento e rieducazione.
Un piano di interventi, quindi, già definito, concordato ed accessibile al Governo. Perché fra un anno non si renda definitivamente vano il ricorso all’indulto l’unica strada è quella definita nel programma, non certamente quella che il pacchetto sicurezza cd "Amato" prefigura. Le carceri sono già piene di immigrati, di tossicodipendenti, di microcriminali ai quali la Ex Cirelli ha negato qualsiasi possibilità di riscatto. Vogliamo aggiungere a queste fasce di emarginazione sociale le nuove emergenze dei lavavetri, dei posteggiatori abusivi e dei venditori ambulanti? Possiamo continuare a sacrificare un’avanzata idea di legalità e sicurezza in nome di un artato e strumentale bisogno di semplice decoro sociale o urbano?
L’alternativa che Governo e Parlamento hanno davanti è quella, da un lato, di recuperare un analisi realistica e onesta dei problemi della sicurezza e ad essa far corrispondere una organica azione di riforma legislativa, giuridica ed amministrativa (il Programma dell’unione, appunto), oppure continuare nell’autolesionistico rincorrere le campagne di opinione, in un vortice che alimenta reciprocamente allarmi, paure e invocazioni repressive verso il quale nessuna scelta di Governo o intervento della responsabilità pubblica potrà mai risultare soddisfacente, diventare capace di sedare un ansia indotta da poderose domande di identità, da profondi spaesamenti, da anomie legate alla crisi della società globalizzata.

Aprile on-line, 19 ottobre 2007

dalla Rassegna Stampa di Ristretti http://www.ristretti.it/

PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI DIPENDENZE

Qualche giorno fa, da questo spazio, avevo dato notizia delle novità introdotte dalla Regione Lombardia in materia di Tossico Dipendenze.
Le preoccupazini espresse allora circa un percorso di svuotamento delle competenze dei Sert, e quindi del Servizio Pubblico, sono assolutamente consolidate da una più attenta valutazione del provvedimento. Il Testo della Delibera 5509
In tal senso mi sembra interessante riportare alcune considerazioni del Compagno Danilo Villa, responsabile dell'Ufficio Politiche Sociali della CGIL Monza e Brianza.

Confermo quanto avevo già scritto, ovvero che il sistema di accesso
lombardo definito dalla dgr 5509-2007 si incarna nel principio di libera scelta.
In particolare la certificazione di tossicodipendenza è rilasciata sia dai sert
che dai Servizi Multidisciplinari Integrati accreditati ( SMI) .

In Regione abbiamo due servizi privati accreditati ( per altro in difficoltà
economiche): uno a Brescia e l'altro a Milano (ex CAD di Madeddu).
La
persona tossicodipendente, ricevuta la certificazione può rivolgersi ad una
struttura accreditata residenziale o semiresidenziale la quale definirà il
progetto terapeutico tenuto conto della certificazione.
Nell'insieme la dgr
solleva qualche curiosa domanda, come per esempio:
chi e come certifica una
doppia diagnosi (psichiatrica e tossic.) se per esempio un SMI è composto da
medico, psicologo e infermiere (per questa tipologia sulla libera
scelta valgono le perplessità che ci sono per i sofferenti psichici);
chi
mantiene il filo della sua lunga storia tossicomanica ed è referente
privilegiato nella relazione di aiuto sia nelle fasi della cura che in quelle
della tossicodipendenza attiva;
ecc.
Sul sistema tariffario a
budgettizzazione (non nuovo in quanto già operativo in altri servizi per altre
tipologie) dobbiamo capire gli effetti sulla tenuta degli entri ausiliari
accreditati ( oggi in sofferenza).
Un ultima nota: personalmente non mi
convince una permanenza di 36 mesi in comunità e vorrei riflettere sul senso
di destinazione alle comunità del fondo regionale, trattenuto dal
FNPS , finalizzato all'inserimento lavorativo.

LE REGIONI DOVRANNO ATTUARE PROGETTI SU MALATTIE RARE E DELLE UNITA' SPINALI POLARI


Il decreto del ministero della Salute è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Prevede che le regioni presentino progetti in coerenza con le Linee guida per l’accesso al cofinanziamento dei progetti attuativi del Piano sanitario nazionale
ROMA - Malattie rare tra le priorità individuate nelle le Linee guida per l'accesso al cofinanziamento alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano dei progetti attuativi del Piano sanitario nazionale. Un decreto del ministero della Salute, pubblicato nella Gazzetta ufficiale serie generale n. 236 del 10 ottobre, prevede che le Regioni debbano presentare progetti in coerenza con quanto stabilito nelle Linee guida. Quattro le branche verso cui destinare gli interventi: sperimentazione Casa della Salute, salute della donna, malattie rare e rete delle unità spinali polari. Una parte di rilievo spetta proprio alle malattie rare. Le Linee guida dispongono infatti l'utilizzo delle risorse stanziate nella finanziaria dello scorso anno per le malattie rare, pari a 30 milioni di euro. Il 50 per cento di questi fondi dovrà essere utilizzato in progetti che assicurino: la presa in carico globale del paziente e per attivare l'assistenza domiciliare nei confronti dei pazienti per i quali l'ambito familiare lo permetta. Inoltre gli interventi dovranno riguardare anche i trattamenti palliativi per i casi che lo richiedano e la realizzazione di campagne informative rivolte ai pazienti e alle famiglie sulle attività svolte e sul percorso assistenziale del paziente. La quota pari al 40 per cento sarà destinata, come finanziamento aggiuntivo, ai programmi regionali che prevedano l'attivazione di formali accordi di cooperazione tra le regioni interessate, volti ad assicurare lo sviluppo e l'utilizzo di percorsi diagnostico terapeutici condivisi, specifici per singole malattie e/o gruppi di malattie; la realizzazione di attività di consulenza e supporto a distanza, anche mediante l'utilizzo di nuove tecnologie (telemedicina) ed inoltre la realizzazione di attività formative rivolte ai medici agli operatori sanitari dei servizi territoriali nelle regioni coinvolte, riguardanti la formulazione del sospetto diagnostico e la gestione della malattia. Nell'elenco delle attività di cooperazione tra le regioni figurano anche il coinvolgimento delle associazioni dei malati e dei loro familiari per l'individuazione di bisogni particolari e per la gestione del paziente e la diffusione delle informazioni sulle attività svolte e sui luoghi di cura delle singole malattie e/o gruppi. I finanziamenti, per la quota residua, sono attribuiti ai progetti regionali che prevedano l'attivazione di registri regionali o interregionali che garantiscano, entro febbraio 2008, il flusso dei dati al Registro nazionale attraverso un sistema strutturato e appositamente concordato. Per quanto riguarda il progetto Casa della Salute, nelle Linee guida si stabilisce che le regioni debbano presentare progetti relativi tra le altre cose all'Assistenza domiciliare integrata (Adi), dove realizzare anche "l'addestramento del paziente e della sua famiglia alla gestione delle patologie croniche e recidivanti". Le misure delle regioni dovranno inoltre essere indirizzate ad iniziative per la salute della donna ed in particolare a situazioni quali: osteoporosi; incontinenza urinaria; problematiche relazionali; problematiche legate alla sessualità. Interventi che dovranno inoltre tendere ad umanizzare l'evento della nascita favorendo il parto indolore e l'allattamento materno precoce. Nelle linee guida si invitano inoltre le regioni e le province autonome ad attuare progetti per l'implementazione della rete delle unità spinali polari che si occupano della cura delle persone che hanno lesioni al midollo spinale. A questi enti è richiesto di programmare lo sviluppo di interventi integrati. In particolare i programmi regionali dovranno prevedere: la definizione di accordi a livello regionale con specifici protocolli di intervento tra i diversi soggetti coinvolti nel percorso clinico assistenziale, per garantire un intervento tempestivo e ridurre l'intervallo tra incidente e accesso alla struttura specializzata più idonea e la realizzazione di processi organizzativi che coinvolgano tutte le competenze specialistiche necessarie ad assicurare la presa in carico globale del paziente, lungo il miglior percorso diagnostico, terapeutico e riabilitativo, dalla fase di emergenza fino alle dimissioni.

LE FONDAZIONI IN ITALIA


Statistiche in breve http://www.istat.it/

Periodo di riferimento: Anno 2005

Diffuso il: 18 ottobre 2007

Nel corso del biennio 2006-2007 l’Istat ha svolto la prima rilevazione sulle fondazioni attive in Italia al 31 dicembre 2005. La rilevazione, rappresenta il primo approfondimento specifico su queste unità e rientra nell’ambito del programma di sviluppo delle statistiche sulle istituzioni nonprofit, avviato dall’Istituto negli ultimi anni. Si tratta di una rilevazione totale, il cui campo di osservazione è costituito da quelle particolari istituzioni nonprofit che: hanno una propria fonte di reddito che deriva normalmente, ma non esclusivamente, da un patrimonio; sono dotate di un organo di autogoverno; utilizzano le proprie risorse finanziarie per scopi educativi, culturali, religiosi, sociali o per altri fini di pubblica utilità, sia sostenendo direttamente persone e associazioni, sia organizzando e gestendo propri programmi.

giovedì 18 ottobre 2007

PIANI DI ZONA IN LOMBARDIA


Considerando i Piani di Zona uno strumento importante nella gestione degli aspetti socio assistenziali, ed in considerazione dell'impegno e della partecipazione della CGIL nei vari ambiti territoriali e tematici, vi segnalo questo opuscolo della Regione e specificamente dell'Assessorato alla Famiglia, nel quale la Regione fa il punto sulla prima triannualità e fornisce indicazioni sulla seconnda.

Ritengo che lo strumento abbia un'impostazione didascalica e che non se ne possano leggere le contraddizioni e le criticità; tuttavia possiamo considerarlo uno strumento di consultazione immediata in merito ai Servizi.
Piani di Zona in Lombardia
[Francesco Vazzana]

mercoledì 17 ottobre 2007

INDULTO, DON CIOTTI:E' MANCATO UN "PIANO DI ACCOMPAGNAMENTO"


Lo ha detto oggi il fondatore di Libera durante una manifestazione nel cagliaritano. "Così - dice - si sarebbe abbassato il tasso di recidiva"


''Se si fossero creati progetti di accompagnamento a chi e' uscito dal carcere con l'indulto si sarebbe potuto diminuire il numero delle situazioni di recidivita'''. Lo sostiene Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, la rete di organizzazioni impegnate nella lotta alla mafia, in riferimento all'allarme lanciato dal Dap per un possibile nuovo sovraffollamento delle carceri. Il sacerdote e' intervenuto stamane a Cagliari alla presentazione di ''Strada facendo 3'', manifestazione in programma nel capoluogo sardo dal 19 al 21 ottobre con la presenza, tra gli altri, dei ministri Turco, Bindi e Ferrero. ''Non basta fare un provvedimento - ha sottolineto Don Ciotti - se poi e' tutto assegnato alla buona volonta' di qualcuno. La societa' civile organizzata aveva fatto la proposta chiara di affrettare i tempi e creare percorsi di accompagnamento per chi usciva dal carcere, ma i fondi sono arrivati solo ora. Ad agosto, invece, siamo stati invasi da coloro che uscivano per l'indulto e non avevano punti di riferimento, ma si e' fatto quello che e' stato possibile''. Citando Norberto Bobbio, Don Ciotti ha quindi chiesto ''buone leggi'' allo Stato e alla societa' civile di fare la propria parte.
17/10/2007 http://www.vita.it/

martedì 16 ottobre 2007

Prepensionamento genitori disabili, in Commissione Lavoro




Se ne parlerà qusta settimana in Commissione Lavoro




Nel corso della settimana, la Commissione Lavoro, in sede referente, proseguirà l'esame delle proposte di legge recanti Norme in materia previdenziale in favore di lavoratori con familiari gravemente disabili relatore Pagliarini, Com.It., che sarà esaminata anche in sede di Comitato ristretto

FAMIGLIE: RISCHIO POVERTA'


15/10/2007 Da vita: http://www.vita.it/


Presentato oggi a Roma il VII Rapporto sulla povertà e l'esclusione sociale in Italia redatto da Caritas e Fondazione Zancan. Una proposta per un piano di lotta alla povertà.



In vista della giornata mondiale della povertà, in calendario il 17 ottobre, e dell'avvio della 45ª Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma dal 18 al 21 ottobre, Caritas Italiana e Fondazione Zancan di Padova hanno presentato oggi a Roma il VII Rapporto sulla povertà e l'esclusione sociale in Italia, dal titolo “Rassegnarsi alla povertà?”, che sarà nelle librerie nei prossimi giorni.L'ultimo Rapporto dell'Istat sulla povertà nel nostro Paese indica che sono in stato di povertà 2.623.000 famiglie, corrispondenti a 7.537.000 persone, cioè il 12,9% della popolazione, di cui i due terzi vivono al Sud. Un dato che è rimasto “sostanzialmente stabile” negli ultimi cinque anni.“Rassegnarsi alla povertà?” è la domanda che titola VII Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, e nasce proprio di fronte a questa situazione di stallo, di incapacità di affrontare il problema.

Famiglie a rischio povertà
Come emerge dal Rapporto Caritas-Zancan, un approccio multidimensionale al problema povertà, che non tenga conto solo dell'aspetto monetario, evidenzia che se la povertà non è aumentata, è cresciuta l'insicurezza delle famiglie italiane per la preoccupazione di non essere in grado di far fronte a eventi negativi come per esempio l'improvvisa malattia, associata a non autosufficienza, di un familiare, o l'instabilità del rapporto di lavoro, o gli oneri finanziari sempre maggiori (ad esempio, mutui a tasso variabile).
L'elemento di novità emerso dalle diverse inchieste sulla povertà degli ultimi anni è l'aumento numerico non di famiglie povere, ma di famiglie non computabili come povere solo perché le loro risorse finanziarie sono appena sopra la linea della povertà, ossia la superano per una somma esigua che va da 10 a 50 euro al mese. L'Istat calcola che queste famiglie “a rischio di povertà” siano oltre 900 mila.

A comportare un maggiore rischio di povertà è anzitutto l'allargamento familiare: avere tre figli da crescere significa un rischio di povertà pari al 27,8%, e nel Sud questo valore sale al 42,7%. Il passaggio da 3 a 4 componenti espone 4 famiglie su 10 alla possibilità di essere povere. Appartenere a una famiglia composta da 5 o più componenti aumenta il rischio di essere poveri del 135%, rispetto al valore medio dell'Italia. Ogni nuovo figlio, dunque, costituisce per la famiglia, oltre che una speranza di vita, una crescita del rischio di impoverimento. L'Italia, coscientemente o meno, incoraggia le famiglie a non fare figli. I risultati di una tale politica si vedono: l'Italia occupa uno degli ultimi posti al mondo per indice di natalità.

La spesa sociale
In Italia la spesa destinata all'assistenza sociale è di 44 miliardi e 540 milioni di euro, circa 750 euro pro capite. Utilizziamo circa un quarto del Pil per la protezione sociale: si tratta di un impegno non indifferente, in armonia con altri Paesi (Grecia 26,0%, Regno Unito 26,3%, Finlandia 26,7%), ma significativamente inferiore ad Austria (29,1%), Belgio (29,3%), Germania (29,5%), Danimarca (30,7%), Francia (31,2%) e Svezia (32,9%). Tuttavia, il nostro profilo di welfare sembra basarsi su squilibri interni evidenti: più della metà della spesa sociale (56,1%) è destinata alla voce «Pensioni in senso stretto e Tfr». Il resto è ripartito tra le voci «Assicurazioni del mercato del lavoro» (6,6%), «Assistenza sociale» (11,9%), «Sanità» (25,4%).
Gran parte delle risorse vanno all'ultima fase della vita, e molto meno alla prima e al sostegno delle responsabilità familiari. In dieci anni sono aumentate le voci «Pensioni in senso stretto e Tfr» (dal 55,7 al 56,1%) e «Sanità» (dal 20,8 al 25,4%). Sono diminuite le voci «Assicurazioni del mercato del lavoro» (dal 9,0 al 6,6%) e «Assistenza sociale» (dal 14,6 all'11,9%), che ha subìto la contrazione maggiore.

Piano di lotta alla povertà: una proposta
Il Rapporto Caritas-Zancan prende atto di questa situazione e si fa carico di una propria proposta di Piano nazionale di lotta alla povertà, che si basi innanzitutto su due passaggi: «da trasferimenti monetari a servizi» (per un migliore governo della quantità di risorse oggi disponibili) e «da gestione centrale a gestione decentrata» (per una diretta responsabilizzazione nella gestione e nella verifica di efficacia). Le parti regionali e locali dovrebbero poi definire altrettanti piani di azione regionali e locali di lotta alla povertà, dimensionando obiettivi e risorse in ragione dei risultati attesi di riduzione del bisogno presente nel proprio territorio. Un Piano di lotta alla povertà che abbia al proprio interno non solo obiettivi e finalità ma anche risultati attesi misurabili, che indichi le priorità di azione, le infrastrutture necessarie, che “corresponsabilizzi” i diversi livelli istituzionali (dal locale al regionale, al nazionale, e viceversa) e i diversi centri di responsabilità sociale (imprese, enti non profit, forze sociali, associazionismo di impegno sociale ecc.) in una comune progettualità.

lunedì 15 ottobre 2007

NOVITA' PER LE PERSONE CON DISABILITA' CIRCA LE AGEVOLAZINI TELEFONICHE


Dal 1 giugno 2000 le persone disabili possono usufruire in misura diversa, ed in relazione alla propria patologia, di agevolazioni sulla telefonia, sono recentissime alcune novità che ampliano i vantaggi; infatti, nella Gazzetta Ufficiale del 9 ottobre 2007 è stata pubblicata una Deliberazione dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che introduce - su indicazione di Direttive Comunitarie - nuove agevolazioni per le persone con disabilità.


venerdì 12 ottobre 2007

LE COOPERATIVE SOCIALI IN ITALIA




Statistiche in breve Periodo di riferimento: Anno 2005
Diffuso il: 12 ottobre 2007

L’Istat http://www.istat.it/ rende disponibili i dati relativi alle cooperative sociali attive in Italia al 31 dicembre 2005. Obiettivo principale della rilevazione è quello di consolidare, ampliare ed aggiornare le informazioni statistiche acquisite negli anni precedenti, considerata anche la crescente rilevanza delle cooperative sociali nel panorama del nonprofit italiano.Il campo di osservazione della rilevazione è costituito dalle cooperative sociali che, in base alla legge n. 381 del 1991, svolgono attività finalizzate all’offerta di servizi socio-sanitari ed educativi (tipo A), attività finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate (tipo B), entrambe le tipologie di attività (oggetto misto) e attività volte a sostenere le capacità e le attività di gestione delle cooperative aderenti (consorzi sociali).
Testo Integrale

giovedì 11 ottobre 2007

LOMBARDIA, PIU' FONDI ALLE COMUNITA' DI RECUPERO

Redazione http://www.vita.it/
11/10/2007
Stanziato 8 milioni di euro in più su un totale di 28. Previsto anche un premio di qualità in caso di reinserimento effettivo dei tossicodipendenti nel mondo del lavoro

Libertà di accesso alle strutture di recupero da parte dei pazienti, otto milioni di euro in più stanziati per un totale di 28 milioni (+ 38,8%), un premio di qualità aggiunto in caso di reinserimento effettivo dei tossicodipendenti nel mondo del lavoro.
Queste le novità introdotte dalla Giunta regionale per il mondo delle Comunità di recupero con una delibera proposta dell'assessore alla Famiglia e Solidarietà Sociale, Gian Carlo Abelli. «Con questa scelta Regione Lombardia compie una svolta in un campo molto delicato come quello delle tossicodipendenze -dichiara Abelli -. Nel momento in cui le statistiche ci indicano un continuo aumento nell'uso di sostanze stupefacenti, noi aumentiamo la possibilità di uscita e di recupero da questo brutto fenomeno. Le due novità sostanziali, la libertà da parte dei cittadini di poter scegliere dove curarsi, e il premio a quelle comunità che più dimostrano la capacità di reinserimento reale nel mondo del lavoro, vanno proprio nella direzione di far uscire da queste dipendenze tutte persone e famiglie purtroppo coinvolte in questo dramma»
Queste le novità previste nel provvedimento:
L'accesso - Fino ad oggi per poter entrare in Comunità era necessaria la certificazione di stato di dipendenza, il parere positivo del Sert (Servizio tossicodipendenze) e l'indicazione di quale comunità. Da oggi in poi, la decisione di entrare in Comunità, e in quale, diventa libera scelta del cittadino. Resta ferma la necessità della dichiarazione di stato di dipendenza, che può essere rilasciata anche dai Servizi Multidisciplinari Integrati.
Le risorse - Le risorse dedicate alle Comunità vengono aumentate del 38,8%, secondo aumenti tariffari che vanno da un minimo del 20% per le prestazioni più tradizionali, fino a un massimo del 120% per le prestazioni più complesse (quelle che riguardano il cosiddetto "poliabuso", cioè il consumo simultaneo di cocaina e alcol, con le conseguenti implicazioni psichiatriche). Le nuove risorse passano quindi da 20 a 28 milioni di euro e verranno distribuite alle Asl mediante il sistema a budget.
Premio quallità aggiunta - Dall'esperienza di questi anni è risultato che la durata massima della permanenza in Comunità non era spesso adatta a favorire il reinserimento nel mondo del lavoro. La delibera aumenta quindi a 36 mesi la durata massima di permanenza in Comunità e introduce il "premio di qualità aggiunta" quale incentivo per le strutture che riescono a reinserimento realmente nel mondo del lavoro i loro ospiti.

Attualmente in Lombardia esistono 98 Sert (96 pubblici e 2 privati accreditati) che trattano circa 33.000 pazienti. Le Comunità di recupero sono 130 (private accreditate) per un totale di 2.453 posti.

LAVORO: ARRIVA L'INTESA CONTRO LE COOP SPURIE







Mse e Damiano firmano il protocollo sul Welfare
E` stato siglato stamattina, dal ministro del Lavoro Cesare Damiano, dal sottosegretario dello Sviluppo economico, Marco Stradiotto, dai rappresentanti di Agci, Confcooperative, Legacoop, Cgil e Uil, l`intesa d`attuazione del Protocollo Welfare del 23 luglio, per promuovere l`azione di contrasto al fenomeno delle cooperative spurie che non perseguono lo scopo mutualistico.
Il protocollo - spiega un a nota - avvia la costituzione di osservatori, composti da rappresentanti delle parti sociali firmatarie e da rappresentanti di Inps e Inail, per le attività di controllo e repressione dei comportamenti che violano la normativa sui rapporti di lavoro e prevede, inoltre, il varo di iniziative per favorire l`adozione di trattamenti economici complessivi da parte delle cooperative e per assicurare l`istituto della revisione cooperativa per l`aggiudicazione degli appalti pubblici

mercoledì 10 ottobre 2007

IL PROGRAMMA COMPLETO DEL FESTIVAL DEI DIRITTI A COMO

2° Festival dei dirittiCitta' aperte: Cittadini non solo immigrati
11-14 ottobre 2007

Presso Arci Xanadu' - via Varesina 72 Como

Quattro giorni di incontro e di festa per promuovere, in un territorio attraversato da forti spinte razziste, un’idea di convivenza che riconosca agli immigrati la condizione di cittadini a tutti gli effetti e promuova il progetto di città aperte ad un patto di nuova cittadinanza.
Organizza Arci Lombardia in collaborazione con CGIL Lombardia e Territorio Precario.

Giovedi 11
ore 21 Apertura festa - Concerto:
La banda del Villaggio Solidale (musica tzigana)
Circo Abusivo (Musica Klezmer, folk balcanico)

Venerdi 12
ore 9 Incontro: Il rosso contro il nero La CGIL contro il lavoro nero irregolare e sommerso con On. Pagliarini presidente commissione lavoro della camera. Soldini (CGIL nazionale) c/o Centro formazione professionale via Bellinzona.

ore 21 Città aperte: un patto di nuova cittadinanza tavola rotonda promossa da ARCI Lombardia con:
Claudio Minoia (dirigente Politiche Sociali Provincia di Milano),
Salvatore Amura (Coordinatore nazionale Rete del Nuovo Municipio),
Ibrahim Niane (Rappresentante Forum delle Associazioni di Immigrati di Brescia),
Ass Casset (Presidente delle Associazioni Senegalesi Nord Italia),
Valter Massa (Coordinamento nazionale immigrazione ARCI)
Pap Diaw (Consigliere comunale Firenze)
All’incontro è stato invitato il Ministro della Solidarietà Sociale On. Paolo Ferrero
Aprirà la serata il comico/attore senegalese Modou Gueye

Sabato 13
ore 10 Scomunicati. Verso una comunicazione cosmopolita non discriminante.
Tavola rotonda a cura di Associazione del Volontariato Comasco - CSV
ore 16 Riunione aperta del Coordinamento immigrazione di ARCI Lombardia
ore 21 Concerto:
L’Orchestra di via Padova (World music)

Domenica 14
ore 10 Assemblea delle comunità di immigranti
ore 17: Lombardia capitale del razzismo? Prefigurazioni di una cultura intollerante.
Discussioni, confronti e incursioni teatrali di Attori per caso. Assemblea promossa da Territorio precario in coll. Con Ass. 3 febbraio, Ecoinformazioni, FIOM, Nuoerus, Spazio sociale autogestito Incantina
ore 21 Film: Lettere dal Sahara di Vittorio De Seta

Ingresso gratuito a tutte le manifestazioni
IN CIRCOLO: le iniziative dei circoli Arci

Arci Xanadu'
Spazio Gloria - via Varesina 72 - Como

mercoledi 10 ottobre Inaugurazione della rassegna Mercoledì cinema in musica. A partire dal 10 ottobre ogni mercoledì alle 21.00
USA CONTRO JOHN LENNON di David Leaf e John Scheinfeld
Spettacolo unico ore 21

lunedi 15 ottobre - Lunedì del cinema
L'ESTATE DI MIO FRATELLO di Pietro Reggiani
Spettacoli ore 20.15 e 22.15

leggi la programmazione e le schede film dei lunedì e dei mercoledì sul sito www.arcixanadu.it

CASE POPOLARI: UN BISOGNOSO CHE LE OCCUPA COMMETTE REATO


Parziale smentita della Corte di Cassazione in tema di Diritto alla casa; infatti, se lo scorso 26 settembre con la Sentenza 35580 era stata sancita la non punibilità dell'indigente che occupi una casa popolare, a distanza di pochi giorni un nuovo pronunciamento: la sentenza n. 37139 del 9 ottobre 2007 stabilisce che l'occupazione è comunque un reato.
F.V.
SENTENZA 37139

sabato 6 ottobre 2007

E' ESTORSIONE TENERE I LAVORATORI IN NERO SENZA DIRITTI SOTTO IL RICATTO DEL LICENZIAMENTO




VENERDI' 05 OTTOBRE 2007
Linea dura della Cassazione nei confronti dei datori che sfruttano i lavoratori in nero, sotto la minaccia di fargli perdere il posto.
Lo ha affermato la Suprema corte che, con la sentenza n. 36642 del 5 ottobre 2007 ha reso defintiva la condanna a oltre 3 anni di reclusione per estorsione nei confronti di tre datori di lavoro.

Per chi fosse interessato alla sentenza:

giovedì 4 ottobre 2007

PATOLOGIE ESENTI DA REVISIONE DELLE VISITE DI ACCERTAMENTO


Sulla Gazzetta del del 27 settembre 2007, N° 225, è stato pubblicato il Decreto del MINISTERO dell'ECONOMIA e delle FINANZE, di concerto con il MINISTERO della SALUTE che individua le patologie per le quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante.
http://www.handylex.org/stato/d020807.shtml
Dallo stesso sito, riportiamo alcune indicazione a nostro avviso utili.

Lo scorso anno, con la Legge 80, il Parlamento ha previsto, fra l'altro, che i soggetti portatori di menomazioni o patologie stabilizzate o ingravescenti, inclusi i soggetti affetti da sindrome da talidomide, che abbiano dato luogo al riconoscimento dell'indennità di accompagnamento o di comunicazione, siano esonerati da ogni visita medica finalizzata all'accertamento della permanenza della minorazione civile o dell'handicap.La stessa norma prevedeva che un decreto del Ministro dell'Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro della Salute, individuasse le patologie e le menomazioni rispetto alle quali sono esclusi gli accertamenti di controllo e di revisione e indicasse la documentazione sanitaria da richiedere agli interessati o alle Commissioni mediche delle Aziende sanitarie locali qualora non acquisita agli atti, idonea a comprovare la minorazione.Una nuova norma positiva, anche se permane la perplessità rispetto al vincolo della titolarità dell'indennità di accompagnamento o di comunicazione. Infatti vi sono patologie o menomazioni assolutamente stabilizzate e non reversibili che non danno titolo all'indennità di accompagnamento. Pensiamo ad esempio ad alcune amputazioni.
Il decreto
Il decreto in questione (Decreto Ministeriale 2 agosto 2007) è stato pubblicato il 27 settembre in Gazzetta Ufficiale.Vengono fissate 12 voci relative a condizioni patologiche che determinano una grave compromissione dell'autonomia personale e gravi limitazioni delle attività e della partecipazione alla vita comunitaria.Per ciascuna voce viene indicata la documentazione sanitaria, rilasciata da struttura sanitaria pubblica o privata accreditata, idonea a comprovare la patologia o la menomazione, da richiedere alle Commissioni mediche delle Aziende sanitarie locali o agli interessati, solo qualora non sia stata acquisita agli atti o non più reperibile.
Cosa accade ora?
La premessa all'elenco delle patologie non è chiarissima rispetto alle procedure ma su questo aspetto non ci sono dubbi: le persone affette da patologie o menomazioni comprese nell'elenco sono esonerate da tutte le visite di controllo o di revisione del loro stato invalidante (a meno che non siano direttamente gli interessati a chiedere una revisione).Prima di procedere alle convocazioni di revisione, va richiesta la relativa documentazione sanitaria alle Commissioni preposte all'accertamento che si sono espresse in favore dell'indennità di accompagnamento o di comunicazione, oppure agli interessati, qualora non risulti acquisita agli atti da parte delle citate Commissioni.Nella sostanza i soggetti che rientrano nell'elenco approvato dal Ministero e che siano titolari di indennità di accompagnamento o di comunicazione, possono opporsi alla eventuale visita di revisione appellandosi al decreto stesso, producendo eventuale documentazione sanitaria o rimandando a quella già presentata al momento della visita di accertamento precedente.
La revisione
Aggiungiamo a quanto espressamente previsto dal decreto una nostra annotazione. Le Commissioni delle Aziende Usl nei nuovi accertamenti non potranno più prevedere la rivedibilità dei casi relativi a persone affette dalle patologie o menomazioni previste nel nuovo elenco, poiché commetterebbero un evidente abuso d'ufficio.